Milagro Acustico - Nyghiar e Mustafà - Auditorium Parco della Musica Roma - Gennaio 2013 - Video
PUBLISHED:  Jan 28, 2013
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Ascoltare i Milagro Acustico "live", in concerto, è sempre una festa, per quell'energia e solarità del loro particolare sound mediterraneo che ti entra nelle vene e t'irradia come un senso di benessere. E non è solo per la gradevolezza della musica, il ritmo, qui c'è qualcosa di più che ti seduce, qualcosa che viene da lontano ma che ti appartiene. E sono le nostre radici, perché il "melos" dei Milagro acustico è frutto di ricerca: ricerca in un passato di reciprocità, quando le culture del Mediterraneo non erano in antitesi ma dialogavano. Così la Sicilia araba, la Siqiliah degli imam e degli emirati, il luogo della convivenza fra etnìe e religioni, come la vicina Al-Andalus, la Spagna dei califfati.
E inizia, all'Auditorium del Parco della Musica, il viaggio nel passato, sulle tracce dei poeti arabi di quel periodo, Ibn Hamdis, in particolare, che soffrì la nostalgia dell'esilio, come, secoli dopo, Ignazio Buttitta, altro punto di riferimento della ricerca dei Milagro Acustico.

"Ricorda o me nomi" ed è tutto il calore ed il colore della Trinacria, che la splendida voce di Patrizia Nasini, con le sue ardite inflessioni vocali, esalta al massimo. E il binomio calore-colore diventa subito il leit-motiv della serata, quel sound pieno, dove la strumentazione è in chiave di world music con venature jazz. "Ny ghiar e mustafa", anch'esso turgido, poi le tonalità più sofferte e l'incedere drammatico di "Lamentu pi la morti di Turiddu Carnevali", da Buttitta, Salvatore Carnevale, sindacalista ucciso dalla mafia (tema ripreso dai fratelli Taviani in "Un uomo da bruciare", 1962, con un grande Gian Maria Volontè).
"Luci di lu jurnu", tutto su toni lievi, "L'acqua duci", uno zampillare di suoni con un intervento di danza, agile e gentile, e, sullo schermo alle spalle del gruppo, il susseguirsi di immagini di Giovanni Marasco, su una Sicilia che scompare (la Sicilia rurale, con il suo reticolo di trazzere oggi spesso cancellate dalla cementificazione selvaggia).

Quindi i nuovi brani del prossimo cd, "U sughero e lu fierru", "Sicilia luntana", il canto di Buttitta dall'esilio, "La Venere di Siracusa", che entusiasmò Guy de Maupassant il quale, a bordo del suo yacht Bel Ami, navigava spesso verso l'Italia e in particolare la Sicilia di cui era innamorato ("La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne", scriveva).
Brani che trascorrono dal dolce al sensuale, con punte quasi di vibrato e la voce di Patrizia Nasini che si fa strumento fra gli strumenti. "U mantu di la notti", "Ianchi capiddi", "Schiavu d'amuri" (anche danzato), "Ddi mura ddu silenzi", e la musicalità prorompe con quegli accenti di calore-colore di cui dicevo all'inizio, fino all'esplosione finale, "La saracena", che coinvolge il pubblico come nello scontato bis, "U sposaliziu". E' la forza dei Milagro, quel vigore che Bob Salmieri ed il suo gruppo attingono lontano, nella nostra memoria storica che troppo spesso dimentichiamo, soprattutto oggi, in quest'Italia cialtrona che rischia di disperdere il suo immenso patrimonio di cultura.
Ormai seguo da anni i Milagro Acustico e li sento sempre più maturi ma al contempo freschi, come recassero in sé il profumo di zagare della terra di Siqiliah. I nomi, ancora una volta. Patrizia Nasini, voce, Bob Salmieri, baglam, sax soprano, ney, friscaleddu, percussioni, Andrea Pulllone, baglam, chitarra classica, oud, Maurizio Perrone, contrabbasso, Carlo Cossu, violino, Maurizio Catania, percussioni, Francisca Bertone, danza. Le foto sono di Giovanni Marasco.
Antonio Mazza - La Voce di Tutti
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