Giacomo F. Seccafien - La falena ed il demone - Video
PUBLISHED:  Jan 26, 2016
DESCRIPTION:
La falena ed il demone
Single by: Giacomo F Seccafien
Label: Record Union / Shelve
Year: 2015
Contiene:
- L'Apollonide (La Falena)
- Lettera di Rapimento (Il Demone)

Non esistono più i 45 giri. Ma esiste il loro concetto. “La Falena ed il Demone” è uno di questi, una moderna rappresentazione di due volti: quello della fragilità, e quello della crudeltà. Un viaggio breve in due canzoni, tra prostitute e sfruttatori. Dopo un’intensa attività con gli “HarmonicaBar” e presso Radio San Donà 102.200, Giacomo Fudenji Seccafien regala uno stralcio del suo nuovo disco in fase di registrazione. Frutto di ricerche melodiche e vocali, questo singolo pubblicato dalla “Record Union” nel 2015 profuma dei pregressi EP solisti e della tetralogia del “Gothic Requiem”. Ecco come l’autore descrive questo singolo:
“Molti sono gli artisti che hanno cercato di raccogliere l’eredità di Fabrizio de André, ed è una cosa splendida. Ma più ancora dei fortunati che hanno potuto condividerne parte del percorso, la nuova generazione percepisco venga molto condizionata, stregata, dalla sua magia. Al di là degli interpreti che riprendono le sue canzoni, un pugno importante di giovani ne crea di proprie col respiro osmotico di Faber nella voce e nelle mani, e questo credo sia il passaggio di testimone migliore che mai. Qualcuno è stato citato nei notiziari, molti altri rimangono spesso solo amatoriali; anch’io, nel mio piccolo, sento di appartenerci.
Sappiamo tristemente che il mercato della musica tende ad affinare le ugole, a lavorare con professionisti pagati o paganti su regole elitarie che, in qualche modo, “imborghesiscono” un ambiente che invece dovrebbe restare al cuore, al ruvido ed all’impulso, col risultato di uccidere un po’ speranze e sperimentazioni. Tant’è che il piacere deandreiano diventa difficile da trovare nella modificata creazione di un ragazzo ad un talent televisivo, a Sanremo o nelle radio, e scoperte piacevoli arrivano paradossalmente su piccoli palchi e nelle cantine, dove tra un disco di Fabrizio e l’altro, l’anima ha ancora un proprio spazio.
Sembra quasi di doversi vergognare a scrivere, suonare e cantare senza apparenze attorno, dimenticando che i grandi cantautori portavano nel sangue certamente il carisma di comporre e far vibrare un timbro mistico, ma con ben pochi mezzi accanto, sia in fatto di denaro che di “impostazione”. Non conoscevo Fabrizio e non so cosa avrebbe voluto, ma credo che la sua opera non si fermi a tributi, ad imitazioni con fisarmoniche e ampie chitarre acustiche per rispettare a tutti i costi delle ballate… Credo che, come in vita, l’avrebbero incuriosito le storie, le loro inferenze emotive, e la voce narrante incerta arrivata da chissà quale carruggio.
L’internazionalità di Faber non era l’inglese né il pop. Il capolavoro irraggiungibile del suo ultimo periodo fu la comunicazione in una lingua che capendola in pochissimi, diventava di tutti. Immersa in ciò che è la culla della strumentazione mondiale, quel Medio Oriente che passando dal Nord Africa salì col bouzuki nei Balcani sino all’Irlanda, passando per il mandolino Partenopeo, e mutando l’oud nell’Andalusia nell’universale chitarra e liuto medievale. Questa, secondo me, è stata la chiave del miracolo, trovata abbattendo muri dal Maestro, e da immortali come Yusuf Islam, Andrea Parodi, Demetrio Stratos…
La falena ed il demone è il mio modo di ringraziare Fabrizio de André. Di dirgli che mi ha dato una strada di sperimentazione musicale sulla quale studiare e ricercare, che mi ha insegnato ad esorcizzare la paura con la canzone lasciando una traccia nella memoria di storie maledette altresì ignorate. L’altra faccia di un Faber ancora in vita, qualora non gli bastasse l’amore dentro i miei libri. Registrato con umiltà e senza impostarmi, con l’immaturità graffiata come di un vecchio 45 giri, lo offro anche a voi.

Giacomo Fudenji Seccafien
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