Albanese Francesco, Fineschi Onelia: O soave fanciulla (Puccini-La boheme) - Video
PUBLISHED:  Apr 28, 2012
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registrazione del 8 luglio 1947 matrice 71097
orchestra diretta dal maestro Arturo Basile

Francesco Albanese tenore.(Torre del greco, Napoli 1912 -- Roma 2005).
Trasferitosi giovanissimo negli Stati Uniti, studiò a Boston vincendo il Concorso Geraldine Ferrar. Tornato in Italia, frequentò il corso di perfezionamento vocale presso il Reale Teatro dell'Opera di Roma, debuttando nel dicembre 1940 nell'Alceste di Gluck, nel ruolo di Evandro, proseguendo il suo perfezionamento al Centro di Avviamento Lirico di Firenze. Ebbe così l'occasione di mettersi in evidenza in diverse recite allestite sia dall'Ente romano che dal Teatro Comunale di Firenze, in ruoli dei tenore leggero: Barbiere di Siviglia, Cenerentola, Falstaff, Don Giovanni. Dopo il secondo conflitto mondiale, ampliò gradualmente il suo repertorio inserendo ruoli propriamente lirici quali: Alfredo, Faust, Rodolfo, Giuliano nella Luisa e Max nel Franco Cacciatore. Attivo nei principali teatri italiani, si esibì anche all'estero particolarmente in Germania, Spagna, Portogallo, e in Sudamerica. Ha partecipato ad alcune prime rappresentazioni assolute quali: Regina Uliva di Sonzogno (Milano 1949), La luna dei Caraibi di Lualdi (Roma 1953), L'incantesimo di Montemezzi (Verona 1953), ed anche di prime rappresentazioni per l'Italia quali: Agnese di Hohenstaufen di Spontini (Firenze 1954), I capricci di Marianna di Sauguet (Napoli 1955), e soprattutto Matrimonio in concento di Prokofiev (Napoli 1959) in cui creò un ruolo comico per lui inconsueto ed indimenticabile.
Ebbe come seconda moglie il soprano Onelia Fineschi. Brillanti le sue incursioni nel repertorio della canzone napoletana, da Torna a Surriento a Voce 'e notte, da Piscatore 'e Pusilleco a Come facette mammeta, 'O marenariello, Mandulinata a Napule, Nun me scetà e tantissimi altri titoli, interpretazioni insuperabili sia per la bellezza del timbro vocale sia per lo splendore della parola, legata a rendere l'interpretazione del testo il più fedele possibile alle intenzioni del poeta ed al compositore.

Onelia Fineschi, soprano. (Firenze 1921 - Roma 2004).
Dopo aver frequentato i corsi di avviamento al teatro lirico istituiti dal teatro comunale di Firenze, iniziò giovanissima la carriera che la vide tra l'altro protagonista della Boheme nel 1942, al Teatro Brancaccio di Roma, al teatro Politeama Greco di Lecce ed in altri teatri minori. Furono però le recite di Otello al Comunale di Firenze, nel gennaio 1943, a rivelarla, come una dei più promettenti talenti artistici del momento e tali promesse furono confermate nel successivo aprile nelle rappresentazioni di Traviata alla Scala di Milano. La sua attività, dopo la forzata parentesi degli eventi bellici, riprese nel gennaio 1945, con una intensa partecipazione alle stagioni dell'Opera di Roma, consolidatasi negli anni successivi. I suoi mezzi vocali, non di grande volume, ma duttili ed espressivi, la imposero tra i migliori soprani lirici apparsi sulle scene di quel periodo: la fervida sensibilità musicale, ad onta di una certa freddezza interpretativa, ne fecero una esemplare interprete pucciniane e dell'opera francese (Butterfly, Manon, I pescatori di perle, Faust), aggiungendo negli anni seguenti anche la Luisa di Charpentier. Fu un'applaudita Elsa nel Lohengrin, e trovò accenti appropriati come Violetta, ma la sua vocalità ed il temperamento la tennero lontana dal grande repertorio verdiano. Nel 1949 per motivi di salute si allontanò dalle scene per rientrarvi nel 1955, proseguendo per un decennio, con l'irrobustimento della voce, ad interpretare ruoli vocali più onerosi, quali Maddalena nell'Andrea Chenier, Elisabetta nel Don Carlo e Sieglinde nella Walkiria, determinando un offuscamento di quelle qualità originarie che ne avevano contraddistinto in modo notevole, la prima parte della carriera.
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