Enzo Jannacci - L'Armando (1965) - Video
PUBLISHED:  Jun 09, 2012
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Enzo Jannacci è nato a Milano nel 1935 da una famiglia di origine pugliese, a dispetto della sua immagine pubblica così stravagante, Jannacci è stato un uomo di grande rigore e sensibilità umana. Il padre partecipò alla resistenza ispirando il figlio cantautore in canzoni come "Sei minuti all'alba".
Dopo la maturità classica si laureò in medicina ed esercitò la professione di medico per alcuni anni. Nel frattempo però iniziò a coltivare la sua vera passione, quella per la musica, dopo otto anni di pianoforte al Conservatorio di Milano si accostò alla musica jazz cominciando a suonare nei locali milanesi dopodichè scoprì anche il rock and roll diventando il tastierista dei Rocky Mountains, un complesso che aveva come voce Tony Dallara che a un certo punto abbandonò il gruppo e venne sostituito da Giorgio Gaber.
Fu così che conobbe Giorgio Gaber con il quale divenne l'amico della vita e i due decisero subito di formare il duo rock "I due corsari" debuttando alla fine del 1958. E' il periodo in cui nell'ambiente dell'anticonformismo milanese cominciarono a muovere i primi passi i primi cantanti rock come Ricky Gianco, Ghigo e Celentano oltre ai cantautori della scuola genovese come Tenco e Paoli. Come musicista intanto continuò a suonare con jazzisti dello spessore di Stan Getz, Gerry Mulligan, Chet Baker e Franco Cerri con i quali registro' diversi dischi di jazz.
Dopo i primi 45 giri incisi con Gaber avvenne il debutto da solista: le sue prime canzoni come "Il cane con i capelli" evidenziarono fin da allora il suo essere al confine tra la musica e la satira per cui Jannacci iniziò a farsi avanti nei primi teatrini di cabaret mettendo in evidenza il suo istrionismo e le sue doti di intrattenitore. A questo filone ironico dell'assurdo si affiancarono subito anche canzoni più delicate e introspettive come "Passaggio a livello", canzone d'amore che venne reincisa da Luigi Tenco.
In queste prime canzoni cominciarono già ad affiorare le tematiche dei brani successivi: l'attenzione verso gli ultimi e gli emarginati di una periferia milanese per nulla sfiorata dal boom economico di quegli anni.
Nel 1963 fece una tournèe come pianista di Sergio Endrigo e iniziò ad esibirsi al Derby, locale milanese di cabaret, dove conobbe Dario Fo, con cui iniziò una collaborazione che non ebbe mai fine e che li portò a scrivere insieme numerose canzoni sarcastiche e dissacranti anche verso il potere, ne fu un esempio "Ho visto un re".
Nel 1964 uscì il suo primo album "La Milano di Enzo Jannacci" che conteneva alcune delle sue più note canzoni come "El purtava i scarp del tennis", "Andava a Rogoredo" e "L'Armando", una storia amara ma divertente di un personaggio che uccide il fratello che lo opprimeva. Dello stesso periodo furono altre canzoni importanti come "Veronica" scritta con Sandro Ciotti, celebre cronista sportivo e sopratutto "Sfiorisci bel fiore".
Dalla collaborazione con Dario Fo nacque nel 1965 "22 canzoni", un recital storico che riscosse un grande successo da cui venne tratto anche un disco dal vivo "Enzo Jannacci in teatro", tra le canzoni c'era anche "La mia morosa la va alla fonte" che ispirò Fabrizio De Andrè a scrivere una delle sue canzoni storiche, "Via del Campo".
La carriera proseguì con altre canzoni come "Soldato Nencini", "Sei minuti all'alba" e "Faceva il palo", scritta con il cabarettista Walter Valdi. Ma il successo di massa vero e proprio arrivò solo nel 1968, con il tormentone "Vengo anch'io, no tu no" che lo scaraventò al primo posto della classifica e che resterà la sua canzone più famosa.
Dello stesso anno va ricordata un'altra sua perla "Giovanni telegrafista".
A Canzonissima del 1969 Jannacci avrebbe dovuto cantare "Ho visto un re" ma la canzone venne bocciata dalla censura, in sostituzione presentò "Gli zingari", brano struggente e delicato distante anni luce da Vengo anch'io tanto è vero che non venne apprezzata e capita dal pubblico.
Nel 1970 riscosse un altro enorme successo con "Messico e Nuvole", canzone scritta da un allora sconosciuto Paolo Conte, in quegli anni iniziò la sua collaborazione ed amicizia anche con il cronista Beppe Viola con il quale scrisse libri e spettacoli teatrali. Nel 1975 incise l'album "Quelli che", uno dei suoi migliori dischi sia per i testi che per le musiche, in particolare sono da ricordare "El me indiriss" che raccontava l'infanzia di Jannacci, la riedizione di "Vincenzina e la fabbrica", l'antimilitarismo de "Il monumento", la satira de "Il bonzo" e "Nove di sera".
In quegli anni scrisse anche diverse canzoni per il duo comico Cochi e Renato, canzoni che sono diventate dei classici del cabaret come E la vita e la vita, A me piace il mare, Canzone intelligente, Come porti i capelli bella bionda, La gallina e L'uselin de la comare. Nel 1980 fu la volta dell'album "Ci vuole orecchio" che fu uno dei suoi più grossi successi ma si trattava ormai di un Jannacci più commerciale rispetto a quello delle sue canzoni storiche.
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