Pierpaolo Capovilla - La religione del mio tempo [Pasolini, 57-59] Reading - Video
PUBLISHED:  May 04, 2013
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Pierpaolo Capovilla legge 'La religione del mio tempo' di Pierpaolo Pasolini [1957-1959] @odeon Molfetta [Ba] per la rassegna Fuori Tempo 2013

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E intorno a questo interno dominio
della volgarità, la città che si sgretola
ammucchiandosi, brasiliana o levantina,

come l'espressione di una lebbra
che si bea ebbra di morte sugli strati
dell'epoche umane, cristiane o greche,

e allinea tempeste di caseggiati,
gore di lotti color bile o vomito,
senza senso, né di affanno né di pace;

sradica i riposanti muri, i gomiti
poetici dei vicoli sui giardini interni,
i superstiti casolari dalla tinta di pomice

o topo, tra cui fichi, radicchi, svernano
beati, i selciati striati di una grama
erbetta, i rioni che parevano eterni

nei loro lineamenti quasi umani
di grigio mattone o smunto cotto:
tutto distrugge la volgare fiumana

dei pii possessori di lotti:
questi cuori di cani, questi occhi profanatori,
questi turpi alunni di un Gesù corrotto

nei salotti vaticani, negli oratori,
nelle anticamere dei ministri, nei pulpiti:
forti di un popolo di servitori.

Com'è giunto lontano dai tumulti
puramente interiori del suo cuore,
e da paesaggio di primule e virgulti

del materno Friuli, l'Usignolo
dolceardente della Chiesa Cattolica!
Il suo sacrilego, ma religioso amore

non è più che un ricordo, un'ars retorica:
ma è lui, che è morto, non io, d'ira,
d'amore deluso, di ansia spasmodica

per una tradizione che è uccisa
ogni giorno da chi se ne vuole difensore;
e con lui è morta una terra arrisa

da religiosa luce, col suo nitore
contadino dei campi e casolari;
è morta una madre ch'è mitezza e candore

mai turbati in un tempo di solo male;
ed è morta un'epoca della nostra esistenza,
che in un mondo destinato a umiliare

fu luce morale e resistenza.
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