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Trovarsi in mezzo al mare, riuscire a stento a nuotare, cercare un punto nell'orizzonte che indichi la terra, la meta, e accorgersi che è soltanto un miraggio.
Nuotare e nuotare con la paura di morire di sete in mezzo a tanta acqua. Così la nostra mente vaga in mezzo ad un oceano di informazioni, di notizie, di eventi creati e modellati in modo da non apprenderne davvero nemmeno uno, in modo da non riuscire più a conoscere e sperimentare.
Quale punizione peggiore dell'illusione della comunicazione?



Vivere in una società che vanta la libertà di espressione, quale baluardo e filo conduttore di una vita globale...
E' possibile oggi poter relazionarsi con chiunque stia dall'altra parte del mondo.
E' possibile conoscere in tempo reale la vita di chi, distante migliaia di chilometri, prova le tue stesse emozioni,
stesse paure, stesse speranze, stesse identiche certezze.
Dicono che questa è l'era della comunicazione. E allora perchè la gente si sente sempre più sola?
Dicono che questa è l'era della socializzazione. Esprimere amore senza doverlo provare davvero.
La società attuale isola e unifica.
Tutto deve essere conosciuto, programmato, registrato, eseguito, controllato.
Il quieto vivere rende l'individuo incapace di conoscere l'utile di uno scontro.
Rimpiazzare la sorpresa con la sicurezza.
Ma miseramente informare...
Mettersi al sicuro dalle proprie emozioni.
La garanzia che non si starà poi troppo male...

In mesua su mari cikendi
Cikendi sa terra, cikendi
E ciku de cumprendi s'istoria
S'istoria ki seusu bivvendi
in mesu a su mari e cumprendu
cumprendu ki dopu c'è sceti su mari
Acua ke no faidi a buffai...
cumenti a custu mundu prenu de sa burrumballa
storiasa ki no esistinti, no prandidi prusu a sa conca
ma lassat sempri pru sbuidu su pentzamentu
Ma arrennesceusu ankora a si kistionai?


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