Simone Cristicchi - Ti regalerò una rosa - Video
PUBLISHED:  Apr 12, 2011
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Ti regalerò una rosa è una canzone di Simone Cristicchi, traccia numero 2 dell'album "Dall'altra parte del cancello" pubblicato nel 2007 e vincitrice del 57º Festival di Sanremo.
La canzone, molto intensa, è una vera e propria lettera che un matto, Antonio, scrive alla sua amata Margherita dalle celle luride e buie di un manicomio, del quale anche lei è stata ospite per qualche tempo. Orrore, disperazione, solitudine: perfino in tutto questo, un amore è riuscito a sbocciare. Nonostante certe intemperie, Antonio non dimentica quei pochi momenti nei quali si sentiva vivo, uomo, in quanto poteva amare. Per liberarsi di tanto dolore, per ritrovare l'illusione di una libertà inesistente, non resta che stupire ancora una volta la sua Margherita, con un ultimo volo. Cristicchi ha affermato di aver trovato l'ispirazione per scrivere il brano nella cittadina di Girifalco, in Calabria, dove sorge un imponente manicomio. Qui, colpito dal viavai dei pazienti dell'istituto, ha deciso di realizzare un viaggio per gli ospedali psichiatrici d'Italia. All'autore, che ha sintetizzato in questo struggente testo le storie raccontategli realmente dai pazienti degli istituti psichiatrici da lui visitati per il documentario Dall'altra parte del cancello, Ti regalerò una rosa è valsa il primo premio nella sezione Campioni del 57º Festival di Sanremo, il "Premio della Critica Mia Martini", ed il Premio Sala Stampa Radio-Tv.

Testo:
Ti regalerò una rosa,
una rosa rossa per dipingere ogni cosa,
una rosa per ogni tua lacrima da consolare,
e una rosa per poterti amare.
Ti regalerò una rosa,
una rosa bianca come fossi la mia sposa,
una rosa bianca che ti serva per dimenticare
ogni piccolo dolore.
Mi chiamo Antonio e sono matto,
sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino,
credevo di parlare col demonio
così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio.
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare,
perdona la calligrafia da prima elementare,
e mi stupisco se provo ancora un'emozione
ma la colpa è della mano che non smette di tremare.
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto,
l'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi,
e giorno e notte si assomigliano
nella poca luce che trafigge i vetri opachi.
Me la faccio ancora sotto perché ho paura,
per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura,
puzza di piscio e segatura,
questa è malattia mentale e non esiste cura.
Ti regalerò una rosa,
una rosa rossa per dipingere ogni cosa,
una rosa per ogni tua lacrima da consolare,
e una rosa per poterti amare.
Ti regalerò una rosa,
una rosa bianca come fossi la mia sposa,
una rosa bianca che ti serva per dimenticare
ogni piccolo dolore.
I matti sono punti di domanda senza frase,
migliaia di astronavi che non tornano alla base,
sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole,
i matti sono apostoli di un Dio che non li vuole.
Mi fabbrico la neve col polistirolo,
la mia patologia è che son rimasto solo,
ora prendete un telescopio, misurate le distanze
e guardate tra me e voi, chi è più pericoloso?
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
ritagliando un angolo che fosse solo il nostro,
ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
non come le cartelle cliniche stipate negli archivi.
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare,
eri come un angelo legato ad un termosifone,
nonostante tutto io ti aspetto ancora
e se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora.
Ti regalerò una rosa,
una rosa rossa per dipingere ogni cosa,
una rosa per ogni tua lacrima da consolare,
e una rosa per poterti amare.
Ti regalerò una rosa,
una rosa bianca come fossi la mia sposa,
una rosa bianca che ti serva per dimenticare
ogni piccolo dolore.
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto,
cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto.
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce,
quando pure il tuo migliore amico ti tradisce.
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare,
perdona la calligrafia da prima elementare.
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.
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