I canti Balder - Corte di Giustizia - Video
PUBLISHED:  Nov 11, 2016
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Dal canzoniere "Balder, Canti nella tradizione" (pubblicato dal giornale L' Alternativa nel dicembre 1977), pg. 72, "Corte di Giustizia".

La canzone fu scitta nel 1970 negli ambienti di Europa Civiltà, ma non si conoscono gli autori ne si conoscono registrazioni cantate all'epoca. Per questo video è stata utilizzata la versione interpretata da Andreina Tomada il 10 dicembre 1977 in un concerto a Revello (CN) dove suonò con la Compagnia dell'Anello.


Per tè caro straccione dalle mani congelate,
per tè che il calendario della vita non ha date,
per tè diseredato che non vuoi esser santo.
per tè ghigliottinato questa canzone canto.

Lo so che non sarò mai di Dio il suo profeta
ma ciò che narrerò farà l'anima lieta
a tutti i fuoriusciti da questo immenso ghetto
a quelli che creparono tra i fiori col moschetto.
Leggenda senza odio, leggenda senza amore
speranza del domani inchiodataci nel cuore
quando vedrem crollare fabbriche e tribunali
quando vedrem guerrieri sparare agli ufficiali.
Verrà quel giorno amici che spezzerete i lacci
quando « L'apache » nel fiume getterà i suoi coltellacci
e calcherà sul capo il tocco del magistrato
e si ergerà ordinando: «Avanti l'accusato»!

Giuristi e deputati faranno il loro ingresso
chiedendo coi burocrati un timido permesso
e siederanno tristi su quel banco di legno
che per migliaia d'anni è stato il loro regno.
Mercenari senza patria dalla barba sporca e bionda,
monelli che lanciaste i sassi con la fionda
ragazzi vagabondi, vecchi contrabbandieri
un giorno riderete pensando all'altroieri.

Giuria originale di ladri e derelitti
di « duri », di accattoni, di poeti maledetti
di donne assassinate da un amore lontano
di pazzi e di suicidi dal volto fisso e strano.
Capitani di ventura, donne di marciapiede
ragazzi che uccideste all'ombra di una fede
coraggio tocca a voi pallidi delinquenti
l'ultimo giudizio sui soliti innocenti.

Guardateli negli occhi i generali pronti
quelli che non morirono ne in piazza ne sui fronti
i vescovi bugiardi gli eterni commedianti
spacciatisi per uomini di Dio rappresentanti.
E mentre s'alza già la falce della morte
ecco il momento: entra la Grande Corte
ma noi che siam selvaggi, che siam tanto cattivi
noi li condanneremo a rimanere vivi.
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