05 Messia - VOI [C'è dell'Altro EP] - Video
PUBLISHED:  May 28, 2015
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Testo:

Poi ad un tratto ci si sente circondati da estranei,
come isolati, inondanti nella mente
da vortici di immagini e pensieri esondati,
e ti accorgi che hai retto gli argini inutilmente.
I ricordi mi sembrano incorniciati,
seppur sfuocati: quadri bagnati dal solvente...
perdermi sotto i portici come se ciò potesse
proteggermi dalla pioggia battente.

Se avessi le certezze che questo solvente
non sia soltanto un diluente,
che unito al soluto dia una soluzione alla sorgente,
sarei più risoluto sempre, e tutto si risolverebbe.
Mentre rifiuto le apparenze,
le giornate scorrono lente, giorno-notte e dissolvenze,
il sole sale solerte, poi scende giù verso ponente,
e anche oggi è il nulla che mi attende.
Mi chiudo, sono caduto,
UN RE non può chiedere aiuto, sotto il diluvio,
nullatenente che difende in blocco la posizione,
l'arrocco altro non è che la negazione dell'accaduto.
E' vero...mi chiedo: "come ho potuto?",
E' questo muro nero ciò che ho voluto davvero?
Distante come istantanee Polaroid,
all'istante dovevo farmi scudo...da voi.


Il mio volto è riflesso su questo vetro.
Son dunque questo? Solo quel poco che vedo?
Nient'altro che un passeggero su questo treno,
che viaggia ma è sospeso e rivolto all'indietro.
Forse è solo troppo presto.
Forse sto capendo adesso di essere il risultato
di un processo, situato nell'essere,
che di getto rigetto, rimpiangendo ciò che è stato.

Mi osservo di nuovo: se la Pangea è alla deriva,
ma è il moto da cui deriva il globo,
così l'apnea nel maremoto può farmi uomo
dando un'idea, se poi lei ricrea il suono.
E mi ritrovo: dalla contea dei rimpianti
mi muovo; è un epopea raccontarsi,
ci provo; dai, ho una marea di fogli sparsi
e un modo per spiegarvi chi sono.
Odio stare solo. Voi siete vitali, nella vita siete ali
per levarmi in volo.
Voglio stare solo. Voi siete avversari,
siete i rampicanti che mi tengono al suolo. Ed io implodo.
Ma se esplodo sopra a un foglio
forse la cenere genererà un quadrifoglio.
Germoglierà ma poi passerà di buon grado,
e appassirà nel prato, tra voi.


Chiedo cos'ha di speciale questo mio stelo?
E queste foglie? Questo terreno?
Ogni radice in fondo è personale,
ma a confronto uguale con ciascuna nel mondo.
Affondo. Sedimento ma mi sento solo e tremo...
di me potreste anche farne a meno.
Qual'è il mio ruolo, qui piantato?
Quanto vale un filo d'erba in un prato sterminato?

E poi mi chiedo perchè me lo sono domandato,
non lo nego, so che temo l'anonimato.
Grido le mie rime per sentire il risultato,
non so fare a meno di essere ascoltato.
Vorrei definire il fato, ed arrivare all'imbrunire
glorificato, ma è sbagliato:
fermo il viaggio pur di sentirmi arrivato,
corro dietro a un miraggio ma ho finito il fiato.
Che prezzo ha essere apprezzato
e qualche anno dopo avervi già annoiato?
Il successo contemporaneo è al contempo veleno e nutrimento,
ma è pur sempre momentaneo.
L'ambizione di puntare in alto non mi da sollievo,
se anche mi sollevo poi mi schianto.
Ciò che possiedo non è scarto
perchè non ho idea di dove vado, ma so da dove parto.


Giusto questo stringo in mano,
ciò che sono e sono stato, che ho raccolto e raccontato,
ciò che ho scelto, ciò voi mi avete dato,
non sarei lo stesso filo se non fossi in questo prato.
Mi fermo. Non puoi vivere il momento
se l'intento è vivere in eterno.
Quanto del mio interno proviene dall'esterno?
Forse anche questo mio scriver sul quaderno...
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