PUBLISHED: Sep 03, 2012
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Oreste Ravanello (Venezia, 25 agosto 1871 - Padova, 2 luglio 1938) è stato un organista e compositore italiano. Diplomatosi in organo a soli 16 anni, fu organista rinomato della Cappella Marciana di Venezia, al tempo (1895-1898) in cui Don Lorenzo Perosi ne era il direttore. Successe poi a Giovanni Tebaldini, come Maestro di Cappella al Liceo Musicale di Venezia e, nel 1914, Direttore dell'Istituto Musicale di Padova.
Fu, con Marco Enrico Bossi e con Luigi Bottazzo, un pioniere e un propugnatore geniale e ardente della riforma della Musica Sacra, a cui diede incremento e contributo notevoli con un buon numero di composizioni sacre, vocali e organistiche, caratterizzate da uno stile caldo ed elevato e da un'armonizzazione elaborata e fluida, e con opere didattiche per lo studio dell'Organo, ancora oggi assai apprezzate ed adottate.
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La sua fortunata ''Missa in honorem S. Josephi Calasantii'' a due voci uguali, con accompagnamento d'organo o d'armonio, incisa ora per la prima volta, fu composta nella ricorrenza del primo centenario dell'Istituto Cavanis o Congragazione dei Sacerdoti delle Scuole di Carità, fondato nel 1802 a Venezia dai fratelli conti Antonangelo e Marcantonio Cavanis, ambedue sacerdoti e già segretari della Cancelleria Ducale. S. Giuseppe Calasanzio (nato in Aragona nel 1556 e morto a Roma nel 1648), a cui la Messa è intitolata, è il grande apostolo delle scuole popolari completamente gratuite nel quartiere di Trastevere: il famoso pedagogista che diceva tutti buoni i metodi, se in mano a buoni maestri e tutti cattivi, se in mano a maestri cattivi. L'Istituto Cavanis, molto affine negli scopi e nelle regole alla Congregazione del Calasanzio, ha Case e Collegi specialmente nel Veneto.
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La Messa di Ravanello, Op. 63, in breve tempo raggiunse il 16° migliaio. Le parti vocali scorrevoli e ben cantabili, l'accompagnamento dell'organo, che sobriamente sostiene le voci, senza mai sopraffarle, l'architettura dei singoli pezzi, che si propone e raggiunge l'unità nella varietà, rivelano una mano dotta ed esperta. L'ispirazione c'è: sentita e limpida. Voci e organo discorrono con sincerità e con semplicità.
Per la sua esecuzione bastano le capacità di una modesta ''Schola''.
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Il contenuto dottrinale dei versetti del ''Credo'' è sottolineato ed evidenziato da appropriate modulazioni e cadenze. Il pericolo dell'uniformità e della pesantezza, facile in questo pezzo di difficile composizione, specie se a due voci, è scongiurato dalla varietà di ritmi e dall'avvicendarsi di polifonie, dialoghi e omofonie, di coro e soli.
''Qui propter nos homines'': frase espansiva che inizia con un assolo della prima voce ed è completata da un bell'unisono corale. L'''Incarnatus'' lento e raccolto è affidato al coro, mentre il ''Crocifixus'', doloroso, viene seguito dalla seconda voce sola. Il dogma fondamentale del Cristianesimo (la Resurrezione di Cristo) è affermato in tono marcato e squillante. La fede nello ''Spirito Consolatore'' è espressa ancora da un dialogo dolce e sereno. Le voci si uniscono nell'adorazione del Padre. La maestosa acclamazione alla Santa Chiesa Cattolica termina con un liturgico stilema cadenzale. Gravi accordi dell'organo preparano il ''vivo'' della perorazione finale.