Mario Caprioli - CARTA CANTA (poesia in dialetto veneziano) con testo - Video
PUBLISHED:  Sep 10, 2013
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Mario Caprioli
CARTA CANTA (poesia in dialetto veneziano)

La biro sbrissa su la carta lissa
e sbrissando la ghe fa spissa.
Ste gatarìgole la imboressa,
ma cossa resta de sta caressa?
Resta un saco de parole, mute.
de idee bone, de idee brute;
resta desideri strissai in nero,
resta el ricordo de un pensier.

E alora scrivime, se ti vol che viva:
deventarò la to vose, muta, che siga!
De usarme te dago carta bianca:
so' diversa da mia sorela che gira in banca.
E par comprarme, basta quatro bessi...
e passo a la storia, o me nego nei cessi.


TRADUZIONE --- La biro scivola sulla carta liscia, / e scivolando le fa il solletico. / Questi pizzicorini la eccitano, / ma cosa resta di questa carezza? / Restano un sacco di parole, mute, / di idee buone, di idee brutte; / restano dei desideri strisciati in nero, / resta il ricordo di un pensiero. / E allora scrivimi, se vuoi che viva: / diventerò la tua voce, muta, che grida! / Di usarmi ti dò carta bianca: / sono diversa dalla mia sorella che gira in banca. / E per comprami, bastano quattro soldi... / e passo alla storia, o m'annego nei cessi.


BREVE PROFILO DEL POETA MARIO CAPRIOLI
E' nato a Venezia nel 1935, nel popolare rione di Seco Marina, nel sestiere di Castello. Dotato di una singolare intelligenza, stimolata da una curiosità insaziabile che lo spingeva a dedicarsi alle più diverse attività, in tutte raggiungendo livelli di eccellenza, scoprì nella maturità una divampante passione per la poesia, che riempì intensamente gli ultimi anni di una vita prematuramente interrottasi nel 1987.
La lingua poetica di Mario è il dialetto della sua città, come è andato configurandosi nei decenni successivi all'ultima guerra, quando il vernacolo si è piegato a una inevitabile "italianizzazione", conservando tuttavia strutture e morfologie proprie, nelle quali si innestano di tanto in tanto modi e parole che paiono giungerci da antichità remote e sanguigne. I suoi motivi di ispirazione erano quelli di ogni tempo: l'amore, l'amicizia, la famiglia, il ricordo degli anni dell'infanzia, il sentimento della brevità della vita e, soprattutto, il rimpianto per il degrado inarrestabile di una città che ha trovato nella modernità la sua più feroce nemica.
Mario Caprioli non ha pubblicato nulla in vita, limitandosi a leggere le sue poesie ai microfoni di una radio locale, in incontri conviviali, o direttamente agli amici. Parte della sua produzione è stata pubblicata postuma nel 1988 a Venezia, nel volume "Aghi da pómolo". Lasciò svariate registrazioni su audiocassetta, in cui si può godere la sua bella voce, intensa e profonda, miracolosamente mai arrochita dalle troppe sigarette che gli erano state inseparabili compagne di vita. Una scelta di queste sue letture verranno via via inserite in questo canale, in ricordo di un poeta singolare, all'apparenza semplice e ingenuo, ma profondo e meditato come pochi altri.
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