Mo' Basta-Ragazzi di Via Agliè,Krikka Reggae,Nero,Vocincapitolo,DjDevasto - Video
PUBLISHED:  Jul 14, 2012
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Artisti:
Ragazzi di via Agliè
Krikka Reggae
Nero
Vocincapitolo
Dj Devasto

A sostegno dei movimenti
Mo' Basta
No Triv
Ola
Qui Matera Libera

e di tutti gli altri movimenti che operano per una Lucania migliore e che vogliono unirsi sotto la bandiera della legalità.

Siamo tutti Giuseppe Di Bello

A Sostegno di Pietro Dommarco . Per ulteriori info consultare il sito
www.trivelleditalia.it

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Due giorni in Basilicata per unire le forze e riunirsi in un unico comitato nazionale. È l'iniziativa dei movimenti che convergerano domani e domenica a Pisticci Scalo, nell'ex villaggio Eni di Matera voluto da enrico Mattei, per dire no alle trivelle e alle perforazioni facili.

«Il ministro per le attività produttive Corrado Passera - si legge nel comunicato che ha chiamato a raccolta movimenti da tutta Italia, dalla Puglia alla Sicilia alla Sardegna dove i progetti di perforazione investono un'area preziosa come Arborea - insiste per la velocizzazione delle procedure di estrazione in terraferma ed a pochi chilometri dalle coste dell'intera penisola italiana in attesa di 15 miliardi di ricadute fiscali in 20 anni, il neoinsediato presidente della confindustria lucana rilancia sollecitando la velocizzazione in tempi record delle procedure autorizzative e l'abbattimento di ogni vincolo burocratico.

Ci è sembrato più "naturale" invitare tutte e tutti in Basilicata; nella terra al centro dei volumi produttivi di petrolio e gas più consistenti in terraferma in europa; nella terra al centro del "memorandum" e dell'art 16; nella terra dove l'acqua che disseta altre regioni è gia' sporca di idrocarburi».

L'Italia è un vero e proprio paradiso fiscale e legale per l'industria petrolifera e ancor più lo diventerà con l'entrata in vigore del nuovo Decreto Sviluppo, che contiene al suo interno una "sanatoria al petrolio offshore". Lo hanno denunciato in un comunicato congiunto Greenpeace, Legambiente e Wwf che contestano a Corrado Clini la sua apertura alla possibilità di rimuovere la fascia di interdizione alle trivelle di 12 miglia dalle coste.

Spiegano WWF, Legambiente e Greenpeace facendo appello a Clini: «Cedere alla richiesta dei petrolieri metterebbe a rischio le popolazioni costiere e settori economici importantissimi per l'Italia come quelli del turismo e della pesca che vivono delle risorse marine. Un intervento che rappresenterebbe un ulteriore e ingiustificato passo in favore delle trivellazioni offshore, dopo che l'attuale versione dell'articolo 35 del Decreto Sviluppo di fatto sblocca tutte le richieste, i permessi di ricerca e le concessioni precedenti al giugno 2010 che la modifica al Codice dell'Ambiente aveva bloccato».

Secondo le tre associazioni la richiesta di abolizione della "no-triv zone" da parte dei petrolieri non sarebbe altro che una contropartita all'aumento delle royalties, che col decreto sviluppo salgono del 3%. Se non fosse, però, che quel 3% in più andrà a finire in un fondo anti disastri petroliferi. Ma non sarebbe l'unico regalo ai petrolieri visto che, già oggi, secondo un dossier del Wwf, non vengono pagate allo Stato le aliquote sulle prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma e le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, come i primi 25 milioni di smc di gas in terra e i primi 80 milioni di smc in mare.

Sempre secondo il wwf le concessioni di coltivazione, sia pur adeguate nel tempo, partono, a valori 1996, dalle 5 mila lire a Kmq per i permessi i prospezione, alle 10 mila lire a Kmq per i permessi di ricerca, alle 80 mila lire a kmq per i permessi di coltivazione. Pochi spicci, quindi, a fronte di un grande rischio visto che sulle 136 concessioni di coltivazione in terra attive in Italia nel 2010 solo 21 hanno pagato royaltes e sulle 70 coltivazioni a mare, solo 28 le hanno pagate. Passando dai pozzi alle società, sono 59 quelle che operano sul suolo o nel mare in Italia ma solo 5 quelle che pagano il dazio.

(Stefania Divertito)
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