Johnny come Lately (Billy Strayhorn) Arr. Paolo Trettel - Video
PUBLISHED:  May 10, 2015
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STEFANO MENATO sax alto/clarinetto
FIORENZO ZENI sax tenore/ clarinetto
GIORGIO BEBERI sax baritono/ clarinetto basso
PAOLO TRETTEL tromba/flicorno
CHRISTIAN STANCHINA tromba
LUIGI GRATA trombone
ROBERTO SPADONI chitarra
RENZO DE ROSSI pianoforte
STEFANO COLPI contrabbasso
VITTORIO MARINONI batteria

Lush Music: il meraviglioso caleidoscopio di Billy Strayhorn
Negli ultimi anni gli studi e gli approfondimenti sulla figura, il ruolo e l’arte di Billy Strayhorn hanno portato
sempre più gli studiosi e i musicisti a valorizzarne la personalità, affrancandola dal cono d’ombra della
immensa figura di Duke Ellington di cui fu stretto collaboratore per quasi trent’anni. Il centenario della sua
nascita - nel 2015 - ha dato nuovo impulso e stimoli agli approfondimenti sull’arte e le grandi qualità
musicali di Stray, come veniva chiamato dai musicisti dell’orchestra. Ellington, che ebbe con lui un
profondissimo rapporto umano e artistico, non nascose mai la sua ammirazione e gratitudine esprimendola
così nella sua celebre autobiografia Music Is My Mistress (1973): "Billy Strayhorn was my right arm, my left
arm, all the eyes in the back of my head, my brain waves in his head, and his in mine."
La sua attività nella compagine ellingtoniana si svolse nei ruoli di compositore, arrangiatore e pianista (sia in
studio che dal vivo), portando una certa trasparenza nell’orchestrazione del complesso linguaggio armonico
del leader e - con alcune delle sue composizioni - una coloritura classicheggiante: oltre ad avere collaborato
alle opere di ampio respiro in capolavori quali Such Sweet Thunder, A Drum Is a Woman, The Perfume Suite,
The Far East Suite, Anatomy of a Murder, The Nutcracker Suite, egli scrisse una serie di brani che divennero
delle hit dell’orchestra tra cui spiccano Take the "A" Train e Chelsea Bridge.
In questo album l’ensemble N.P. Stray Horns, nato nell’ambito delle attività dell’Associazione New
Project attiva tra Trento e Bolzano, incontra la musica di Strayhorn, rileggendo alcuni capolavori
della sua produzione, dal giovanile e celeberrimo Lush Life all’ultima opera registrata postuma
pochi mesi dopo la sua prematura scomparsa nel 1967 da Ellington stesso, Bloody Count.
Il progetto è stato concepito come una opera collettiva, in cui molti dei musicisti coinvolti hanno
dato un contributo arrangiando le pagine originali, dando vita a un caleidoscopio sonoro in cui la
musica del compositore afroamericano è stata riletta con rispetto, ma anche con un certo spirito
di avventura che contraddistingue sovente le reinterpretazioni jazzistiche.
Roberto Spadoni
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