Antonio Dambrosio Ensemble - Noi che facciamo? - Video
PUBLISHED:  Feb 21, 2016
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Ci hanno gridata la croce addosso i padroni
per tutto che accade e anche per le frane
che vanno scivolando sulle argille.
Noi che facciamo? All’alba stiamo zitti
nelle piazze per essere comprati,
la sera è il ritorno nelle file
scortati dagli uomini a cavallo,
e sono i nostri compagni la notte
coricati all’addiaccio con le pecore.
Neppure dovremmo ammassarci a cantare,
neppure leggerci i fogli stampati
dove sta scritto bene di noi!
Noi siamo i deboli degli anni lontani
quando i borghi si dettero in fiamme
dal Castello intristito.
Noi siamo figli dei padri ridotti in catene.
Noi che facciamo?
Ancora ci chiamano
fratelli nelle Chiese
ma voi avete la vostra cappella
gentilizia da dove ci guardate.
E smettete quell’occhio
smettete la minaccia,
anche le mandrie fuggono l’addiaccio
per qualche stelo fondo nella neve.
Sentireste la nostra dura parte
in quel giorno che fossimo agguerriti
in quello stesso Castello intristito.
Anche le mandrie rompono gli stabbi
per voi che armate della vostra rabbia.
Noi che facciamo?
Noi pur cantiamo la canzone della vostra redenzione.
Per dove ci portate
lì c’è l’abisso, lì c’è il ciglione.
Noi siamo le povere
pecore savie dei nostri padroni.

Rocco Scotellaro (Tricarico 1923-1953), 1949.


Antonio Dambrosio Ensemble con Nichi Vendola, "Sempre nuova è l'alba. Omaggio in musica a Rocco Scotellaro", Edizioni Musicali Squilibri, 2007.
(www.squilibri.it/catalogo/interferenze/antonio-dambrosio-ensemble-con-nichi-vendola-sempre-nuova-e-l-alba.html)

Per archi, fiati, percussioni, piano e voci e con la partecipazione straordinaria di Nichi Vendola, una coinvolgente partitura musicale, in cui sonorità jazz si intrecciano con echi del mondo popolare, rende omaggio a una delle figure più emblematiche di un'irripetibile stagione di impegno meridionalistico dove l'attesa di un riscatto collettivo scaturiva anche da una personale smania di vita.
Facendo tesoro delle sue precedenti esperienze, che l'hanno visto impegnato come percussionista in due album della Dolmen Orchestra o con l'Alma Dançante Sextet, Dambrosio lascia che la musica porti la parola poetica, la accompagni, la valorizzi. Utilizzando gli strumenti a disposizione con grande finezza, facendo ricorso al "totale" e scomponendo l'ensemble in geometrie variabili (dal quintetto d'archi al duo clarinetto basso/violoncello) crea così "songs senza canto" dove la parola letta e declamata dà vita a raffinati melologhi, accostata a una musica che insegue la melodia larga e cantabile.

L'Ensemble è composto da Matilde Bonaccia e Francesco Tammacco (voci recitanti), Achille Succi (clarinetto/sax alto), Vittorino Curci (sax alto), Nicola Pisani (sax soprano/baritono), Giuseppe Amatulli (violino), Vanessa Castellano (violino), Domenico Mastro (viola), Vito Amatulli (violoncello), Camillo Pace (contrabbasso), Pasquale Mega (pianoforte), Pino Basile (tamburi a cornice, cupa cupa), Antonio Dambrosio (batteria e percussioni)

Con le foto realizzate da Arturo Zavattini a Tricarico nel 1952 e scritti di Franco Vitelli, Fabrizio Versienti e Raffaele Nigro "attorno a Scotellaro".
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