theeJonesBones

Location:
IT
Type:
Artist / Band / Musician
Genre:
Blues / Punk / Rock
Site(s):
Nati nel 2001 come trio, i Thee Jones Bones sono da qualche anno una two-men rock’n’roll band.

Il nucleo delle varie formazioni ruota attorno a Luca Ducoli, chitarrista e voce del gruppo.

Nel 2005 esce il primo album “Rock’nRoll is a Lifestyle” (autoprodotto) che colleziona buone critiche dalla stampa; Nel 2006 Mauro Gambardella (batteria) lascia la “band” e l’avvicendamento ai tamburi (Michele Federici, anche seconda voce) porta aria nuova e l’arrivo di un nuovo album; venato di country e strumenti acustici “Sticks & Stones” registrato nel 2007 dopo varie disavventure, esce a fine 2008, e come il precedente riceve ottime recensioni.

Tra il 2006 e il 2009 i The JB effettuano oltre 200 concerti in giro per l’italia, muovendosi da soli senza l’aiuto di etichette o agenzie e dividendo i palchi con Mojomatics, Lombroso, Los Fuocos, 59ers, L’Aura, Lord Bishop Rocks, Legendary Kid Combo, ecc….

A fine 2009 i Thee JB rientrano in studio per registrare Electric Babyland, nuovo album di pezzi inediti che oltre a miscelare country e rock’n’roll presenta un’apertura più melodica nella stesura delle canzoni.

Stampato in rigoroso vinile 12” sta mietendo una valanga di recensioni più che positive!

Rock'On!



……‘cause Rock’n’Roll is a Lifestyle



Rock’n’Roll is a aLifestyle – 2005 - CD

autoprodotto



Wake Up

Hot Babes

Baby c’mon

Day after Day

Crash Test Blues

The White Cat

Rock’n’Roll tTonight

Na-na-na-eh

Waiting for so Long

Quiet Song 2

Ten years Gone



-esaurito-



Sticks & Stones

– 2008 - CD

autoprodotto



Gravity Kills

Eclipse Allright

Siuper Cocktail

I’ll Be Back to You

Baby Blue

Get Away

Too Much Confusion

To The Right Thing

Bobby Perù

Hey Hey!

Waitin’ for a Train



Electric

Babyland – 2010 - 12” vynil

Il verso del cinghiale/Rumore Bianco



Holly Holly

Hangin’ Around

The Mud’s End

Teachin’ Nurse

Nico’s Banana

Say Hey Say Ho!

Alright

The Wrong Way

Cowbaby



+ Beautiful Freaks vol. IV Compilation con

Rock’n’Roll Tonight

+ PCB Compilation Vol. 2 con Hey

Hey!



realeditor



Thee Jones Bones ‘Electric babyland’(Il Verso del Cinghiale 2010)

Con una copertina ed un titolo che sono un chiarissimo omaggio al disco

migliore di Jimi Hendrix, vale a dire “Electric Ladyland”, il duo

rock’n’roll Thee Jones Bones, pubblica il secondo lavoro, confermando

la sua matrice profondamente rock’n’roll, sulla via segnata nella prima

metà dello scorso decennio dalla Jon Spencer Blues Explosion.

Tuttavia, il messaggio che trasmette questo duo (Luca Ducoli: chitarra e

voce, Michele Federici: batteria e voce) non si limita al puro

rock’n’roll d’impatto e velocissimo, con il taglio punk, come vuole la

migliore tradizione punk-blues, in particolare in Holly holly e Say

hey, say ho!, ma spazia dal bellissimo omaggio al primo Lou Reed

solista in Nico’s banana, fino a Wrong way, nella quale

il duo mette insieme i Clash con Johnny Cash. Non

scordiamoci poi di Hangin’round, nella quale le melodie non sono

tanto distanti da quelle cui ci hanno abituato Mike Ness ed i

suoi Social Distorsion. “Electric babyland” è un disco da

godersi senza farsi troppe domande, ma con la sola voglia di ascoltare

del puro rock’n’roll.



Aggiunto: April 11th 2010Recensore:

Vittorio Lannutti www.kathodik.it Voto:



Recensione su Jam - Maggio 2010 di Gabriele Barone; Thee Jones Bones ‘Electric babyland’(Il Verso del Cinghiale/Rumore Bianco 2010)

Terzo travolgente album del duo bresciano tra garage-rock’roll, country, blues e punk

I Thee Jones Bones sono per i cultori del rock’n’roll più crudo e selvaggio una vera manna dal cielo. Sono un duo di chitarra/voce (Luca Ducoli) e batteria (Michele Federici), che per attitudine e sonorità può essere accostato alla Jon Spencer Blues Explosion. Sebbene siano facilmente riconoscibili i modelli di riferimento, il duo bresciano vanta una personalità, una freschezza e una versatilità che non è frequente incontrare nel panorama nostrano. Sono in Italia tra gli interpreti più convincenti della tradizione americana, le cui radici vengono rivisitate con spirito punk, sporcizia garage e approccio lo-fi mai esasperato. Nel 2006 pubblicano l’esplosivo esordio autoprodotto Rock’n’roll Is A Lifestyle, nel quale risultano espliciti i richiami al rock anni 60 e 70 (Rolling Stones e Stooges) e al blues “riveduto e corretto” di Jon Spencer. Nel 2008 esce Sticks & Stones, con un suono ancora più curato e sfaccettato e spiccate inflessioni country. Il nuovo Electric Babyland (nel titolo e nella copertina un omaggio allo storico album di Hendrix) è sicuramente il disco più equilibrato e maturo, bilanciato tra un’anima rock’n’roll (in Holly Holly, Hangin’ Around, The Mud’s End, Wrong Way e nel devastante noise-rock stoogesiano di Alright) e una country (Teachin’ Nurse, Cowbaby). Nove tracce in tutto, che confermano l’ulteriore evoluzione stilistica della band e fanno ben sperare sul suo futuro. Da segnalare la lussuosa confezione in vinile con copertina apribile e cd al suo interno. A questo punto auspichiamo che il gruppo ottenga la distribuzione nazionale e raggiunga la sua meritata visibilità.



Electric Babyland (Il Versodelcinghiale Records/Rumore Bianco)Giuseppe Celano



Fare un bel tuffo nel delta del blues non è male con la primavera che inizia a far sentire il suo peso soprattutto se a guidarvi in questo viaggio sono i Thee Jones Bones. Nati nel 2001 come trio, diventati poi un duo sulla scia dei White Stripes, esordiscono nel 2005 con “Rock And Roll Is A Lifestyle” e il successivo ”Sticks And Stones”.

“Electric Babyland” è invece Il titolo del loro nuovo album, in chiaro riferimento al ben noto “Electric Ladyland” del gigante Hendrix, omaggiato anche in copertina da generose signore “ignude”, con tanto di sguardi lascivi. A differenza dei fratelli White, e del signore della sei corde elettrica, la band spinge sulla parte più rurale del blues, sfruttando un sound lercio, riff pregni di country ma pur sempre graffianti e affogati nel rock(abilly) and roll.

Nove brani fatti di chitarre sferraglianti, armonica e voce roca che dichiara guerra alle orecchie dei poveri malcapitati all’ascolto. Se avete voglia di partire per uno sballo dissacrante non dovrete far altro che mettere su “Alright”, fatta di riff circolari che ricordano Link Wray, il solo sembra il rantolo di un cinghiale ucciso a coltellate. Il riff introduttivo dell’opener “Holly Holly” sembra rubata ai Clash che flirtano con Chuck Berry dopo una sbornia colossale. Le cose peggiorano, nel senso più positivo del termine, con la successiva e psicotica “Hanging Around”.

Impossibile sfuggire ai mandolini, slide guitar, armonica e cantato nervoso di “Teachin’ Nurse”. Non mancano passaggi più lenti e dilatati come “Nico’s Banana” (chissà a cosa si riferiranno!!). Chiude il lavoro “Cowbaby” con il suo ritmo trascinate, un brano in pieno stile bluegrass, sporcato dall’amore per i suoni dissacranti.

Ottimo lavoro non c’è che dire.(20/05/2010) - ©2002 - 2010 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati



Electric Babyland (Il Versodelcinghiale Records/Rumore Bianco)Aurelio Pasini - Fuori Dal Mucchio Giugno 010

Se la copertina del nuovo lavoro dei bresciani Thee Jones Bones – in vinile, con cd allegato – omaggia in maniera quasi calligrafica, come del resto il titolo, l’“Electric Ladyland” di hendrixiana memoria, i suoi contenuti si muovono lungo altre coordinate: quelle di un rock’n’roll viscerale e parecchio selvaggio, nipote degli Stones e figlio bastardissimo degli Stooges, cugino dei Cramps e dei Gun Club e e cognato del surf più ruvido. Musica che viene dallo stomaco, ispida, sporchissima, veloce, da ascoltare col volume a palla senza farsi troppi problemi. Niente di nuovo, ma fatto alla grande, con le giuste – e copiose – dosi di elettricità e sudore. Come sovente accade in questi contesti, poi, l’organico limitato (voce, chitarra, batteria, occasionalmente banjo e armonica) non rappresenta assolutamente un ostacolo, rivelandosi di contro un pregio non da poco, perché è solo quando sono ridotte ai minimi termini che certe canzoni acquisiscono potenza ed efficacia. A scacciare il temuto spettro della ripetitività ci pensano arrangiamenti semplici ma vari, che peraltro non si precludono la possibilità di staccare la spina per qualche minuto, senza che il coinvolgimento e il divertimento vengano meno. Insomma, se si amano certe sonorità “Electric Babyland” è un lavoro da non lasciarsi sfuggire, oltre a rappresentare la conferma del ruolo di primo piano che i suoi autori già da qualche tempo ricoprono nell’ambito della scena r’n’r tricolore.
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