Post Contemporary Corporation

Location:
Bologna, IT
Type:
Artist / Band / Musician
Genre:
Acappella / Electronica / Other
Site(s):
Label:
Musica di un Certo Livello - Misty Circles - Old E
Type:
Indie
Din [A] Tod + Post Contemporary Corporation @ Locomotiv Club - Lastfm

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POST CONTEMPORARY CORPORATION Gerarchia Ordine Disciplina (MCL-Misty Circles-Old Europa Cafe/Audioglobe) - Roberto Michieletto



Chi potrebbe sentirsi turbato da un disco come ‘Gerarchia Ordine Disciplina'? E chi dovrebbe sentirsi onorato? Nell'uno, così come nell'altro caso, i confini sono labili. Non si esaltino coloro i quali vivono nel mito vacuo (in quanto sono i primi a non trasporlo in azioni) della disciplina applicata all'ordine in un contesto gerarchico. E non si sentano al riparo coloro i quali credono di essere al di fuori dell'annullamento cerebrale imposto dalla società odierna per il semplice motivo che si considerano alternativi (avendo, essi stessi, generato un modello, parallelo, di omologazione). Forse i battitori liberi. Forse chi è troppo scomodo (dall'una, così come dall'altra parte) per essere accettato. Forse gli apolidi. Forse chi trascorre le giornate riflettendo sui paradossi di Zenone e cercando di discernere tra Avicenna e Averroè. Forse costoro troveranno un rifugio nelle undici canzoni che danno vita al disco con cui (dopo opere auto-prodotte) esordisce un collettivo nuovo. Nuovo solo all'apparenza, essendo composto dal poeta, artista, traduttore e fondatore della Corporazione dei Post-Contemporanei Valerio Zecchini (aka Zekkini); dal chitarrista e attore Dario Parisini (ex Disciplinatha e Massimo Volume); dal compositore elettronico Roberto Passuti (già al fianco di Giovanni Lindo Ferretti); dal chitarrista Giulio Sangirardi (proveniente dagli ottimi Votiva Lux); dal creatore di groove Luca Oleastri (membro di Balkan Air); e dal neo folklorista Alessio B Di sicuro i Post Contemporary Corporation non vanno collocati in quel calderone (ormai ricolmo di merda) che è la finta scena indipendente italiana. Che si tratti di lucida analisi, provocazione o illusione, quella declamata da Zekkini è una realtà con cui, volenti o nolenti, ci scontriamo ogni giorno e ci deve indurre a riflettere, magari scegliendo strade differenti o magari dibattendo sul ‘Manifesto Di Fondazione Del Futurismo (1999 Remix)' (testo di Marinetti e un sound che è puro godimento) con cui si apre l'album, ma l'ascolto di ‘Gerarchia Ordine Disciplina' arreca innumerevoli soddisfazioni. Il suo essere radicalmente tecnologico e visceralmente umano al tempo stesso crea un cortocircuito crossoveristico in perenne mutazione, da cui fuoriescono basi idonee per rave, chitarre taglienti, trame atmosferiche, post punk teatrale, momenti allucinatori, ricordi delle lontane stagioni electro-wave, passaggi decadenti, echi di jazz etnico e ricami di rock cibernetico. Il dado è tratto.



 

Post Contemporary Corporation

Gerarchia Ordine Disciplina

Musica di un certo livello/Misty circles/Old europa cafè (2006)



di Monia Baldacci Balsamello

Nell'era del "post", dove il "pre" è antecedente scomodo e urtica la schiena come un maglione infeltrito, sorge la Post Contemporary Corporation. Nucleo di volti e suoni che affidano la propria sostanza ad una voce imperiosa e cadenzata-muezzin, che spara testi-proiettile sulle nostre teste-bersaglio. I PCC hanno scelto il loro "dopo-cosa" già nell'autodefinirsi. Un rifiuto (se non pretenzioso o celebrato per moda) ha vari volti, in primis quello della conoscenza profonda di ciò che non si accetta.

Partono dal concreto reale e quotidiano e lo smembrano a morsi. Delle cose sanno gli odori, il sapore, le pieghe più turpi, non l'aspetto esteriore. La chiamano "letteratura da ballo". Per me è "parola da guerra", armata e senza scampo, mandata in circolo nel corpo, sussultoria, ruvida e vetrata, volutamente provocatoria nel suo eccedere in tono e perentorietà. Parola sostenuta da possenti ed enfatiche sonorità che mischiano pop, psichedelica ed industrial, degni del rock dei Devo ma anche Kraftwerk e Neu.

Mi piace questo album-reading arguto. Mi ricorda, certo, altre esperienze d'ascolto, ma mi colpisce per l'ironia non leggera, mai di facile presa, pesante come un macigno legato alla caviglia. Certamente efficaci dal vivo -posso immaginare-, sono qui costretti nelle spire di un cd, ma riescono comunque ad uscirne solidi. Il titolo del lavoro è già un rituale, da ripetere in una sorta di preghiera buddista al contrario. Se lo leggi come acronimo, piove dall'alto come divinità. E richiama, nel concetto, la prima traccia, che non è altro che la recitazione sonora del "Manifesto del Futurismo" di F. T. Marinetti, in tutta la sua enfasi letteraria. Si può imprecare elegantemente? Sì. Il front-man Valerio Zekkini lo fa, un tipo che – citandolo – è un pavone sonico adriatico che si fa cantore, lancia strali contro il benessere e ruota invettive attorno all'altare degli "-ismi". E' un provocatore mediterraneo che recita in un italiano accorto e, se non basta, anche in spagnolo. Il progetto, se i tempi avessero coinciso, sarebbe potuto uscire dritto dritto dal Consorzio Produttori Indipendenti. Ed un tocco concreto di quell'ispirazione in fondo c'è. Con Zekkini e gli altri è, infatti, anche l'ex chitarrista dei Disciplinatha, Dario Parisini. I PCC si muovono con sorprendente naturalezza tra gli inganni delle ideologie ed i lustrini del trendy a gogo, come fossero nel salotto trash di un Andy Warhol che coinvolge i Velvet Underground in uno dei suoi deliri creativi e fa recitare ad una Nico truculenta Morrissey e Pasolini.

PCC: figli di un dio del post minore, di grandezza inversamente proporzionale all'indifferenza. (24-07-2006)
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