Alberto Camerini

Location:
Milano, IT
Type:
Artist / Band / Musician
Genre:
Comedy / Psychobilly / Punk
Site(s):
Label:
" 316 Records "
Type:
Indie
Profondamente permeato dagli umori musicali brasiliani, Alberto Camerini è poi diventato noto in Italia come l'Arlecchino elettronico, con successi easy-pop come "Rock'n'roll Robot" e "Tanz Bambolina". Ma la sua carriera, assai più complessa e multiforme - dalle sperimentazioni wave all'approdo ska-hardcore degli ultimi anni - è la parabola di una generazione e svela un personaggio eclettico, che attraverso il suo eterno Carnevale, ha cercato di smascherare le contraddizioni e i simulacri della società.



La musica



Alberto Camerini nasce in Brasile, da genitori italiani, torna in Italia ancora bambino e inizia precocemente la carriera musicale, lavorando come chitarrista nelle sale di incisione. Partecipa alla realizzazione di numerosi album, anche di artisti affermati come Patty Pravo, Ornella Vanoni, Area, Stormy Six, Equipe 84, Eugenio Finardi (col quale forma anche un gruppo: "Il Pacco")

Nel '76, fiancheggiato da illustri collaboratori come Patrizio Fariselli, Paolo Tofani, Lucio Fabbri, Lucio Bardi, Pepè Gagliardi, Paolo Donnarumma, e, in un secondo tempo, l'amico Roberto Colombo (già arrangiatore di vari artisti tra cui Fabrizio De André nel concerto con la Pfm) si mette in proprio e per i primi due-tre anni inizia i suoi esperimenti nel tentativo di creare una forma di pop moderno servendosi non tanto (non solo) dei paradigmi classici (blues, country, rock'n'roll, beat, folksinger ecc.) quanto dei ritmi e delle sonorità della sua terra: il Brasile.

"Sono nato nel sole di un paese grande - racconta - che libero forse non è stato mai, un paese grande, di gente felice, di grandi foreste e di grandi città"

Per cui ecco che all'elettronica, ai sintetizzatori, all'elettricità degli strumenti, alla forma-canzone tipicamente rock, Camerini aggiunge samba, danze Catira degli indios, percussioni marimba, saudade, liturgia macumba, l'afoxe di Bahia e tutti i generi che compongono quell'eterogeneo melting pot di una nazione grande, molto particolare, in cui si sono assimilate influenze di tutte le popolazioni, in cui hanno convissuto il voodoo, il condomblè, le leggende dei pirati e cercatori d'oro, le orchestre dei musicisti jazz (la bossanova) ecc.



Il carnevale



C'è qualcosa in comune fra il Brasile e Venezia, città in cui Alberto si reca per studiare dopo gli otto anni di instancabile lavoro e dopo i tre-cinque di grandioso successo, ed è il Carnevale. I testi delle canzoni di Camerini, le atmosfere, i racconti, ci portano spesso al Carnevale. Una festa dai sapori ancestrali, tipicamente popolare che, da sempre, ha camminato a braccetto con la musica (i canti carnascialeschi del Rinascimento. il soul e il funk durante il Carnevale di New Orleans)

Camerini propone il Carnevale al pubblico della musica leggera in chiave rock, anzi, new wave.

E' un banchetto di maschere il mondo di cui canta, un enorme e sfavillante Carnevale, come potevano apparire anche le città del Movimento, Roma, Milano, Bologna, polveriere in subbuglio, post-77, che lasciavano brulicare tossici, artisti, politici, terroristi C'era l'Ultima Spiaggia, gli Area, la Harpo's Bazar, la Cramps, l'eroina, Re Nudo, Cannibale, Il canzoniere del Lazio, Gianfranco Manfredi, Finardi, le radio libere, i carrarmati

Anni di smarrimento, di freddo, di incomunicabilità, e le uscite, gli orizzonti possibili, le vie di salvezza, almeno musicalmente, erano principalmente due: il "no-future" del punk, oppure il mondo virtuale della new wave. Camerini si ritrova più in quest'ultima espressione, e ci canta la mutazione da uomo a robot, da essere intelligente a computer, da pensiero/idea a elettronica (con "Computer Capriccio", nel 1983, Alberto si presentò al Festivalbar).



Ma il suo Carnevale è un Carnevale anche di suoni, che non attinge quasi mai dal genere più convenzionale dei cantautori: mai le parole, le frasi, sovrastano la musica, mai cerca una astrusa costruzione musicale che riesca a contenere un messaggio che non sta nella battuta. Non ce n'è bisogno. Questa operazione, tipicamente italiota, è negata proprio perché il messaggio, in quanto contropartita naturale del pensare/vivere "ordinario", è il bersaglio di Camerini.

Il messaggio sta nella musica, se proprio lo si vuol trovare, nelle melodie gradevoli, ma anche insolite, nelle sonorità, nelle rumorosità.

In questo senso si può anche parlare di musica demenziale: perché Camerini si diverte. Sperimenta, ironizza, ammucchia, mescola, ride e fa ridere.



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